L’evidenza del Talento in azienda

L’azienda, piccola, media o grande che sia è dove pulsa la vita attiva, dove ogni giorno tutti noi con rapporti contrattuali diversi (dipendenti, consulenti, collaboratori), ci mettiamo in gioco e sfidiamo noi stessi, le nostre capacità e competenze cercando di soddisfare quella più o meno consapevole necessità di riconoscimento da parte del mondo là fuori (sempre quello il tasto dolente…)

Per questo amo questo mondo e ho scelto di  fare il counselor proprio nelle organizzazioni, perché è li che ci esprimiamo in ogni nostra sfaccettatura, è li che agiamo le nostre relazioni e i nostri modi di essere che danno origine al nostro fare e che, anche questo senza saperlo, ci portiamo in ogni aspetto della vita.

Già, ma io nelle organizzazioni (e anche fuori),  cerco di vedere le potenzialità, i Talenti e mi spendo per dare voce alla meraviglia che ci appartiene, quindi questo post lo scrivo proprio per accendere i riflettori su  QUANTO  e  COME diamo, e ci prendiamo, la possibilità di dare voce al meglio di noi!

La mia riflessione  nasce dalle esperienze che ho fatto negli ultimi mesi, in cui ho avuto modo di  confrontarmi in modo massiccio e continuativo (più del solito), con organizzazioni private di ogni dimensione. Mi sono trovata alternativamente nel ruolo di fornitore, cliente e consulente e ho avuto l’opportunità, oltre che di apprendere molto affinando le mie competenze di coach e counselor, anche di osservare come e quanto la gestione delle relazioni in ogni contesto professionale possa fare la differenza.

In particolare, ho osservato  quanto siano effettivamente utilizzate le reali potenzialità delle persone, ma soprattutto quanta attenzione vi sia a questo aspetto nel momento in cui si assegnano ruoli, compiti, responsabilità.

Purtroppo il risultato della mia osservazione non mi ha soddisfatto: ho visto troppe volte una scarsa competenza relazionale in opera da parte di chi ha ruoli gestionali e direttivi, con la conseguenza che l’ottenimento di adeguate performance qualitative ma anche quantitative in termini di risultati, diventa qualcosa di faticoso da raggiungere e a nulla servono metodi motivazionali “vecchi” e mal gestiti sull’onda “bastone&carota”.

Le persone lavorano meglio e danno di più quando fanno qualcosa che aderisce alle loro inclinazioni più profonde e, in quel caso, riescono anche a svolgere attività meno gratificanti con più leggerezza e soprattutto efficacia.

Ho visto e intuito diversi talenti non ascoltati e per questo credo sia giusto scriverne e rivolgere queste righe a quanti tra di voi e/o a voi vicino, hanno il meraviglioso e difficile compito di gestire altre persone e occuparsi della loro crescita in favore della crescita dell’organizzazione in cui sono inserite.

Il Talento in azienda può essere molto evidente se si sa guardare! Bisogna però prima imparare a guardare alle persone non come a portatrici unicamente di profitto ma come portatrici di sviluppo in senso ampio dell’organizzazione. Bisogna saper vedere le peculiarità che ognuno può dare e cercare, pur conciliando le necessità di tutti, di fare in modo che le persone possano fare ciò per cui sono effettivamente portate: questo significa sviluppare potenzialità!

Non è facile, lo so, ma gli strumenti ci sono e, a ben vedere, se utilizzati al meglio possono dare la chiave per lavorare con più efficacia e benessere ad ogni livello organizzativo, che tradotto significa produrre di più e con maggior qualità!

Lo strumento per eccellenza che in molte aziende esiste già è LA VALUTAZIONE DELLE RISORSE, qualcosa che può essere asettico, inutile e solo una scheda da compilare, oppure la chiave di volta per trasformare il rendimento delle persone e renderle soddisfatte allo stesso tempo.

Se oltre a compilare una scheda includiamo nel processo di valutazione un momento di confronto e ASCOLTIAMO le persone, beh vi posso assicurare che già SOLO questo momento avrà dato la possibilità di scoprire quanta potenzialità inutilizzata, perché non conosciuta, vi cammina ogni giorno accanto.

Valutare è un’attività necessaria, ma si tratta di un processo complesso che può e deve essere utile per tutti portando valore, altrimenti diventa solo una perdita di tempo e qualcosa che almeno una volta all’anno va fatto!

Questo articolo http://huff.to/1lH5LRK rende bene l’idea di cosa accade quando le persone troppo a lungo non vengono valorizzate, senza dargli la possibilità di esprimersi al meglio.

Prima di “piangere sul latte versato” a volte conviene fermarsi e riflettere: questa è un’occasione.

Quali sono le vostre esperienze su questo fantastico mondo delle aziende? E le vostre difficoltà e/o successi? raccontatele nei commenti se volete a beneficio di tutti e continuiamo il confronto.

Ah dimenticavo! Esiste un altro strumento in grado di cambiare magicamente il rendimento delle persone, si chiama GENTILEZZA! Ma di questo parleremo un’altra volta.

 

Ogni freccia ha il suo momento…

Le vacanze è vero sono passate da un pò, ma ci sono esperienze di quei giorni ormai lontani che non perdono smalto con il passare del tempo, dunque oggi voglio parlarvi dell’opportunità che ho avuto questa estate di fare una piccola ma importante esperienza: TIRARE CON L’ARCO!

Questa disciplina (chiamarlo sport secondo me non è abbastanza) mi ha sempre affascinato per il coordinamento tra i nostri livelli che richiede e, di conseguenza, per l’alto grado di concentrazione a cui sottopone.

Sempre ho associato il tiro con l’arco alla metafora della VOLONTÀ PSICOSINTETICA, soprattutto nella fase di direzione dell’azione, ma ancora non avevo compreso un particolare importante che molto si adatta a dare un’immagine definita per le nostre scelte: il momento giusto per scoccare la freccia!

Il momento giusto è uno solo, un attimo che si percepisce attraverso l’intuizione e che non può essere diverso: prima o dopo quel momento la freccia non arriva o addirittura non parte.

Se provassimo allora a dare a quella freccia un significato diverso e a usarla come metafora per l’attivazione delle nostre azioni, forse potremmo renderci conto che a volte è proprio il momento a non essere adatto e non l’azione in sé.

Una volta definito il passo da compiere in qualunque percorso e attività è altrettanto importante scegliere il momento in cui questo passo si materializzerà. Come? Ascoltandoci e ascoltando tutti i segnali che dal nostro interno e dall’esterno ci giungono.

Il tempo di questo ascolto  non va sottovalutato e non è detto che duri un attimo, ma posso assicurare che, se sapremo pazientare, sapremo riconoscere QUEL MOMENTO perché la sensazione interna sarà di assoluta ARMONIA e POTERE: il momento in cui ci sentiremo una cosa sola con l’arco.

Un’indicatore concreto per intuire quel momento, lo possiamo trovare inoltre nell’attimo in cui tendiamo la corda e prendiamo la mira:  percepire quella TENSIONE che sale e raggiunge il suo apice permettendoci di agire nel modo giusto scoccando la nostra freccia, ci da la misura esatta di QUANDO agire.

Quella tensione ci fa sentire che ogni nostra parte si sta preparando in armonia con tutte le altre: energie fisiche, pensieri, emozioni stanno andando insieme verso il momento dell’azione.

Non c’è bisogno certamente di darsi per forza al tiro con l’arco per imparare a scegliere con cura i momenti adatti a mettere in campo le azioni scelte, ma possiamo immaginare ogni volta che siamo sul punto di scoccare la freccia, di avere tra le mani il nostro arco e sentire la corda che si tende fino al punto giusto.

L’arco siamo noi, la freccia è la scelta che vogliamo agire, la corda che si tende è il nostro impegno per raggiungere la tensione ottimale…abbiamo tutto per CENTRARE IL BERSAGLIO!

 

 

 

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