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PENSIERI E PAROLE

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COMPASSIONE CON…PASSIONE

Eccoci qui al rientro da un’estate che pare non voglia proprio cedere di un grado, con un tema che forse proprio da rientro non è – dipende da come si intende il rientro certo – ma che ha impegnato i miei pensieri a lungo nei mesi scorsi per come mi si è presentato, quasi per caso e anche, e soprattutto,  per la curiosità profonda che ha suscitato in me.

Perché parlarne qui? Potrebbe restare un discorso filosofico fra me e me o fra me e la mia terapeuta direte voi, ma…sarebbe egoistico da parte mia visto che proprio riflettendoci e sperimentando come sempre, ho compreso quanta confusione regni in materia.

Non che abbia la pretesa di arrivare con il pensiero più chiarificatore di tutti, ma almeno offrire un punto di vista diverso e magari meno consueto e sicuramente stimolare altre riflessioni….esiste anche un Talento del filosofeggiare sapete? 

Tutto è nato dal gioco sottile di assonanza ma anche RISONANZA tra le parole che ha portato in evidenza il legame che le unisce:  COMPASSIONE E PASSIONE! Che oltre a finire in “one” hanno in comune molte cose a partire dall’idea di grandezza che racchiudono ognuna già per conto suo non vi pare? Figuriamoci insieme! Ma procediamo con ordine.

Per approfondire è bene partire dalle basi più semplici e quindi da qui:

Il significato etimologico di COMPASSIONE ci dice: “patire insieme con” ovvero per essere più tecnici si tratta di: Atteggiamento di sofferenza per i mali altrui, connesso al desiderio di lenirli.

PASSIONE invece sta per Grande sofferenza, pena; sentimento intenso e perturbante; ardente amore erotico; inclinazione viva, grande interesse

La cogliete la similitudine? INTENSITÁ per entrambe ma su piani diversi e con diversi orientamenti. La prima ci porta ad andare fuori di noi verso l’altro o gli altri, la seconda ci porta verso noi stessi sostenendo la nostra realizzazione. Così come l’orientamento del vissuto della sofferenza che cambia seppur presente il tema in tutte e due.

Per entrambe un solo principio di unione: LA PARTECIPAZIONE!

Si, perché compassione è PARTECIPARE delle sofferenze altrui, è un insieme di sentimenti di pietà, vicinanza, empatia in senso elevato. Mentre esprimere passione nelle nostre svariate attività di ogni giorno significa soprattutto PARTECIPARE ALLA VITA!

La COMPASSIONE ci porta ad avere una possibilità più ampia di inclusione degli altri e di quanto loro accade, grazie alla sua caratteristica di amorevole distacco, che permette di entrare in risonanza con  l’altro senza lasciarsene coinvolgere, potendo così sperimentare il POTERE della possibilità che racchiude per la relazione stessa.

COMPASSIONE significa arrivare a provare sincero interesse per il prossimo chiunque sia e ovunque si trovi, perché parte della grande e unica famiglia umana. Significa orientarsi al BENE COMUNE con tutto se stessi e non solo a parole.

La PASSIONE per contro, ci spinge a dare il meglio di noi traendo forza dal FUOCO che la nutre, il fuoco della vita pienamente espressa in adesione  autentica alla propria essenza.

Quale enorme forza può allora avere la COMPASSIONE alimentata dalla PASSIONE? La sentite?

Permettersi di conoscere e sperimentare questo interessante quanto vero e attuale binomio, ci può aprire interessanti possibilità di allargare la nostra visione e di essere e agire nel mondo con Cuore e intelligenza.

COMPASSIONE È ANDARE VERSO, COME? CON…PASSIONE!

Già perché unire quel Fuoco della Passione che abbiamo dentro – ognuno di noi – a un movimento teso e orientato a quanto è fuori di noi, produce il vero CAMBIAMENTO in noi e intorno a noi.

Non succede in un attimo certo, ma può essere un attimo quello in cui si percepisce questo stato dell’essere e da li poi il passaggio a considerare la Compassione parte del proprio bagaglio, può diventare più semplice e familiare.

Quando accade di sentire e sentirla per un istante, credete,  la riconosciamo perché quell’attimo porta con sé un’apertura di cuore che, vi assicuro, è diversa da altre già sperimentate. La mia esperienza è stata questa: un attimo di contatto profondo con il cuore, stimolato da un evento particolare: un concerto di bambini in India qualche  mese fa…

Bene e ora? Ora come sempre perché funzioni dobbiamo unire l’AZIONE (anche qui un’assonanza interessante)!

Quindi noi che siamo persone attive e che non sappiamo fermarci solo alle parole, belle si, ma pur sempre parole, come possiamo PRATICARE LA COMPASSIONE?

Naturalmente CON…PASSIONE!

Si , avete capito bene, qui entra in gioco l’altro elemento di questa riflessione: LA PASSIONE!

Cosa accade se, sviluppando la capacità di provare Compassione, provo ad unire a questa l’elemento PASSIONE? Il FUOCO che attiva e tutto può muovere?

Accade, o meglio attivo la possibilità che accada, che posso agire anche nella mia attività di ogni giorno, con una modalità diversa tesa a includere e non escludere l’altro o gli altri e, allo stesso tempo, posso sviluppare il DISTACCO, che non significa assenza di coinvolgimento,  ma piena presenza da un piano più alto e quindi in grado di darmi una visione più ampia…inclusiva appunto.

La Passione alimenta il fuoco che ci accende e mantiene bene oliata la nostra energia e la Compassione, così spinta, ci porta ad alimentare con lo stesso fuoco le fiammelle che incontriamo ogni giorno…

Non male no?

Se siete arrivati a leggere fino a qui ora siete pronti per il prossimo passo:

DIVENTARE PORTATORI SANI DI COMPASSIONE

Perché, credo lo abbiate capito, possiamo farlo tutti perché è per tutti!

COMPASSIONE secondo l’insegnamento dell’Agni Yoga nel libretto Comunità, al versetto 210, viene descritta così:

 Si dice che lo Yogi non ama, ma è pieno di compassione. Gli uomini concepiscono l’amore solo come un intreccio di legami. Al contrario, la compassione non ha vincoli, poiché collabora al Vero. 

Buona Compassione a tutti! Con Passione in Libertà e Verità!

ALLA RICERCA DELLA MOTIVAZIONE PERDUTA

Quando un tema si presenta così spesso come sta succedendo nella mia attività di counselor e coach negli ultimi anni, credo sia necessario provare a rifletterci un poco più a fondo nonostante il proliferare della letteratura (e non solo) sul genere.

Il padre della Motivazione, A. MASLOW http://bit.ly/Maslowteoriamotivazionale ha posto pilastri importanti sull’argomento che credo la moltitudine ormai conosca, ma conoscere non vuol dire sempre avere COMPRESO, nel senso di AVER PRESO CON SÉ.

Parafrasare il titolo del noto film di Indiana Jones mi parso poi il modo più immediato per entrare in argomento, perché di fatto questo parrebbe il problema: questa MOTIVAZIONE è come un tesoro sepolto chissà dove e di cui tutti sono in caccia.

Così ogni volta che accompagno il percorso di crescita di un manager, prima o poi (spesso più prima) arriva la fatidica affermazione: “non mi sento motivato”, “dovrei ricevere più stimoli”, “mi mancano gli stimoli”, “non trovo le motivazioni”, ecc.

Ecco, qui incomincia il mio lavoro! Proprio come per cercare un tesoro nascosto, trovato questo punto sulla mappa interna, mi fermo e inizio a sondare il terreno per vedere se e quanto scavare. Già, perché il nocciolo della faccenda è proprio questo:

LA MOTIVAZIONE NON É FUORI DI NOI!

E dove starebbe quindi? Beh, il passo successivo nella ricerca è passare dalla Motivazione questa sconosciuta, all’AUTOMOTIVAZIONE: il tesoro nascosto dentro di noi!

Ma che cos’è che rende così difficile accedere a questo tesoro? Quali sono gli ostacoli sul percorso? La risposta è apparentemente semplice:

L’OSTACOLO ALLA NOSTRA MOTIVAZIONE SIAMO NOI!

Proprio così, perché di norma facciamo tutto da soli: ce la cantiamo e ce la suoniamo senza porci nemmeno il dubbio che il problema possa essere così vicino.

Ma perché siamo noi se poi non riceviamo stimoli e gratificazioni da fuori? mi direte voi. Beh perché forse non riusciamo a farci la sola vera domanda importante:

IO COSA STO FACENDO PER ALIMENTARE LA  MIA MOTIVAZIONE?

Spesso non sappiamo rispondere, anzi una domanda del genere ci mette in crisi.

Bene, allora partiamo proprio da questa CRISI (lo sapete già vero che etimologicamente vuol dire crescita?) e esploriamo il vasto campo della nostra automotivazione per ritrovarla, o meglio, per ritrovarne le fonti.

Andare al MOTIVO delle nostre AZIONI, letteralmente, ma non solo, questa la prima ricerca: ciò che ci spinge, che mette in moto il nostro MOTORE ogni giorno nella nostra attività e, soprattutto, nella nostra vita.

E allora potremo scoprire che ciò che ci motiva è LA SFIDA, oppure LA COMPETIZIONE, o ancora LA RELAZIONE, e così via! Di Motori ce ne sono tanti e ognuno ha il suo nascosto – come quel tesoro – dentro di sé, si tratta di trovarlo e portarlo alla luce.

La domanda giusta allora è:

CHE COSA MI MUOVE DAVVERO?

Dopo di ché, trovata questa SPINTA PRIMORDIALE, possiamo addentrarci su un terreno un poco più complesso e scoprire il parente stretto della nostra capacità di automotivarci: nostra signora AUTOSTIMA!

Proprio così, perché più sappiamo riconoscere il nostro VALORE e più siamo capaci di far partire quel Motore, di accendere (e mantenere accesa) la scintilla che attiva il FUOCO DELLE NOSTRE AZIONI.

Così il panorama diventa completo e il cerchio si chiude, perché…

L’AUTOMOTIVAZIONE CI VUOLE AUTONOMI!

Quando sappiamo di valere e siamo in grado di riconoscerci qualità e difetti nelle stesse proporzioni, senza sentirci sminuiti ad ogni critica o esaltati ad ogni complimento, quando sappiamo restare SALDI nonostante gli eventi e, come querce al vento, lasciare ondeggiare la chioma sentendo stabili le radici… allora e solo allora, avremo raggiunto quella che si chiama l’AUTONOMIA dell’AUTOSTIMA.

Da questo traguardo in poi, saremo capaci di andare a cercare la motivazione tanto agognata dentro di noi, senza aspettare nulla da fuori, sapendo misurarne il livello e l’intensità energetica.

Avremo il nostro TERMOMETRO INTERNO funzionante che saprà dirci se e come riflettere sulle nostre motivazioni e se e come rivederle (si perché un check-up ogn i tanto è bene farlo), di cosa hanno bisogno e di cosa invece no.

Bene amici, le domande le avete, le risposte se volete possiamo anche esaminarle insieme: sono qui pronta ad ascoltare!

VERO O FALSO? TALENTO E SPONTANEITÁ!

Qualche tempo fa mentre conversavo con un amico, collega freelance e mio mentore per la comunicazione social, mi sono trovata a toccare il tema dell’autenticità, o meglio ancora della SPONTANEITÁ.

Parlando in particolare dei nostri amati e tanto utili social – perché ci serve esserci è inutile negarlo – ma anche delle tante newsletter cui siamo tutti iscritti (più o meno convinti),  immediata è la percezione comune che in giro di questa SPONTANEITÁ ce ne sia veramente poca.

Eppure nel mare magnum di professionisti in cui navighiamo, dove si offre di tutto e di più e spesso mille versioni dello stesso servizio, quello che può fare la differenza è proprio il COME lo offro quel servizio/prodotto e se quel COME fa risuonare un bisogno autentico perché mi ci posso rispecchiare.

Così mi accorgo che leggo con piacere i post che trasudano esperienza e autenticità nel bene e nel male – anzi che il male o l’insuccesso non lo nascondono per nulla – mentre faccio fatica a leggere chi ha solo ricette per il successo e racconta cose che, in un certo qual modo, già sappiamo facendolo pure in modo…si, anche noiosetto.

Nemmeno io so di essere così divertente e di fatto tratto temi impegnativi, ma spero, ogni tanto, di far arrivare almeno un po’ di leggerezza e sicuramente so di portare sempre ESPERIENZA vissuta in prima persona: un altro elemento che rende il nostro Talento AUTENTICO.

Detto questo cosa c’entra direte voi il Talento con tutto ciò? C’entra eccome! Qualsiasi sia la mia abilità unica, il mio talento, se lo copro di artificiosità brillerà sicuramente meno di quanto potrebbe se espresso con SPONTANEITÁ.

Il mio Talento, la migliore espressione di me (come preferisco chiamarlo) sono io con tutti i miei limiti che cerco con fatica ogni giorno di superare, con i miei difetti e con le mie qualità.

PERCHE’ COPRIRE LA MIA AUTENCITÁ?

Lo so, là fuori c’è la giungla come si dice e la lotta è serrata ogni giorno, ma tra tante copie di…non è forse meglio la versione reale? Di me, del mio lavoro, della mia fatica e dei miei successi conquistati con determinazione e VOLONTÁ autentica?

Peccare di autenticità, nascondere le reazioni spontanee troppo e troppo spesso, ci porta con il tempo a indossare una MASCHERA che, forse all’inizio, crediamo sia solo per reggere un ambiente professionale, ma poi con il tempo se alimentata e portata ogni singolo giorno, può diventare una vera e propria prigione.

Così saper ammettere con leggera consapevolezza un errore o dichiarare un FALLIMENTO, diventa un PUNTO DI FORZA e anche una sorta di processo catartico che ci può aiutare a prendere maggiore coscienza di questi aspetti portandoci sulla strada del MIGLIORAMENTO CONTINUO.

Ecco cosa c’entra il TALENTO, perchè diventa forte e vigoroso solo alimentandosi di VERITÁ e poi…volete mettere la fatica di indossare ogni giorno qualcosa che ci sta stretto e non  ci appartiene?

Se dobbiamo sforzarci e faticare per esprimere al meglio noi stessi, conviene farlo per la versione AUTENTICA non vi pare?

E voi cosa preferite fare o cosa fate? Indossate ogni giorno la vostra bella e “rassicurante” maschera oppure no?

Forse se stai leggendo questo e sei arrivato fino a qui, sei sulla strada per buttarla via quella maschera…

BUONA VERITÁ A TUTTI TALENTUOSI IN OGNI DOVE!!!

Esperienza INDIA: i Viaggi nel VIAGGIO

Ho fatto un viaggio alla fine dello scorso anno, anzi, ho fatto quello che io ho chiamato IL Viaggio per la valenza che ha avuto già come obiettivo nel 2016: ostacoli vari e anche importanti si sono frapposti fra me e questa meta, ma poi alla fine ce l’ho fatta e in INDIA ci sono andata per davvero e come previsto.

Questa premessa è importante perché, proprio grazie agli ostacoli, il viaggio è iniziato prima dentro di me e poi si è concretizzato fisicamente. Iniziato dentro per come ho alimentato il desiderio con il Fuoco della Determinazione, per come ho preparato il terreno interno al fine di consentire sul posto, che i semi caduti su quello stesso terreno potessero trovare sostanza fertile per  germogliare.

L’India che ho visitato e in cui mi sono immersa per soli 15 giorni (anche se sono sembrati di più e dopo sono stati troppo pochi), non è forse quella che tutti abbiamo in mente appena pensiamo a questo paese che di fatto, da solo, è tanto vasto da poter essere considerato un continente. Io sono stata nell’India ai piedi delle grandi montagne, dove l’aria è più sottile e fresca anche se le relative pianure non sono esenti da una pesante cappa di inquinamento. L’india in cui si respira la vicinanza con terre come il Tibet, il Nepal, il Bhutan e la loro potente atmosfera di sacra e orgogliosa affermazione di un modo di guardare alla vita e al mondo.

Non dei luoghi fisici voglio parlarvi qui, questo non è un blog di viaggi ma…dell’esperienza appunto che ho potuto fare e che ho fatto, anche grazie a quanto mi sono aperta per farla “entrare” dentro di me.

I viaggi nel Viaggio sono dunque questo e, dopo il primo preparatorio di cui sopra, un altro è stato il contatto con le forti contraddizioni che sono l’ossatura di questo paese e l’armonia in cui tutto ciò coesiste, dando origine a qualcosa che se appare stridente, lo è ai nostri occhi di occidentali che, spesso, abbiamo sguardi granitici verso quanto è diverso da noi.

So bene che le contraddizioni di cui parlo sono anche molto ampie e nette: si tratta di un popolo che, sappiamo per vicissitudini storiche, può essere estremamente impulsivo fino ad eccessi violenti e sanguinari, e altrettanto visceralmente spirituale tanto da considerare come saluto ordinario la parola “Namasté” che significa “saluto il Divino che è in te”.

Questo il punto, o meglio, uno dei punti: considerare che in ogni essere umano (non solo…) ci possa essere una scintilla divina è un concetto che va al di là della religione e di ogni altro aspetto culturale, è un concetto che, se non ci fermiamo alla semplice parola, ci apre ogni possibilità, perché se in ognuno di noi c’è del Divino, cosa mai può esserci che non possiamo fare e realizzare? Con l’ovvia attenzione a non “scivolare” nel delirio di onnipotenza del caso…

Poi un altro viaggio nel viaggio è stato quello che ha fatto emergere le affinità del modello che seguo e che ho studiato – la Psicosintesi – con quanto ho incontrato in questo paese. Assagioli considerava l’essere umano dotato anche di un livello spirituale inteso come la parte contenente qualità superiori e aspirazioni elevate,  completando quindi il suo Pensiero con la Psicosintesi Trasnspersonale…Veniamo attratti da ciò che ci è affine e sviluppiamo un magnetismo che richiama l’affinità. L’esperienza India mi ha dato quindi anche alcune importanti risposte sulle scelte che ho fatto finora, tanto da farmi dire che questa ne era una tappa obbligata.

Altro viaggio di questa esperienza sono stati i tanti bambini incontrati. Ho avuto modo di visitare diverse scuole, che, anche se per loro era il periodo delle lunghe vacanze invernali, erano comunque popolate di bambini e ragazzi di diverse età. Non la povertà (in relazione al nostro modo di vivere) o il niente che hanno che ti fa venire voglia di dare quanto più puoi mi ha colpito, ma…il loro stare con quel niente e saper godere di piccole cose di cui noi abbiamo dimenticato il valore. Quindi un viaggio al recupero di alcuni valori semplici per riportarli al centro del mio vivere quotidiano e non solo.

Il Sikkim, la parte tra le più intense di tutta l’esperienza. La terra Sacra per eccellenza e i suoi monasteri che solo all’apparenza possono sembrare uguali, ma, se avvicinati in apertura di mente  e cuore (ecco questa l’apertura davvero adatta qui…) si può riconoscere in ognuno di questi una nota differente. Le distese di bandiere sacre che costeggiano molte delle strade percorse, fanno da cornice alle montagne che qui sono più vicine e si passeggia a 2000mt di altezza con a fianco bambù e felci giganti.

Singolari anche gli incontri fatti (uno dei viaggi più intensi) per non dire “le Vite” avvicinate in questi giorni, Vite dedicate allo sviluppo del loro paese attraverso i loro Talenti e Passioni. Così, andiamo a pranzo all’arrivo in Sikkim ospiti di uno dei più quotati ibridatori di orchidee al mondo http://bit.ly/KeshabPradhan che, al contempo, ha dedicato molta parte della sua passione a migliorare le locali specie vegetali. Fino all’incontro con un imprenditore illuminato che nella patria del the ovvero Darjeeling, ha dato vita ad una piantagione bio-dinamica della famosa bevanda http://www.makaibari.com/ , con l’attenzione alla piena integrazione dell’uomo con la natura, assicurando ai sette villaggi che gravitano intorno alla piantagione, ogni necessità: dalla scuola per i bambini alle cure mediche e quant’altro necessario a vivere decorosamente.

Infine, ultimo viaggio è stato proprio Darjeeling. Una città brulicante di vita, sacro e profano si mescolano e monasteri e scuole di eccellenza convivono, in una particolare atmosfera di sacralità che pare dosarsi in relazione all’attività che si compie e si avvicina. Darjeeling è un Cuore pulsante che apre le porte di questa parte di India, e prepara a quelle vette http://bit.ly/montagnasacra che sono per esperti o comunque per gente allenata  in tutti i propri livelli.

Il ritorno non è stato facile, ma la ricchezza portata con me è enorme. La pienezza e il forte benessere psico-fisico provato mi hanno lasciato un senso di “mal d’India”,  tale per cui so che tornerò a trovare i nuovi amici incontrati e le montagne che svettano a richiamare le nostre vette interiori.

Qui e a voi mi sono ripromessa di portare un poco di quel benessere per farvene dono, insieme a uno sguardo nuovo e luminoso da portare in ogni contesto in cui mi troverò ad agire.

Namasté!

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